sabato 27 luglio 2013

INNAMORARSI E PERDERSI TRA LE COLLINE PIACENTINE? SI PUO', SI PUO'....(storia di un picnic)...


INNAMORARSI E PERDERSI TRA LE COLLINE PIACENTINE? SI PUO', SI PUO'....(storia di un picnic)...

A tutti noi piace ogni tanto lasciarsi andare, far sì che ci sia qualcuno che si prende cura di noi e ci faccia stare bene. E allora capita che ci si incontri a metà strada, un qualche centinaio di km a testa, per stare anche solo 48 ore l'uno accanto all'altro. Ci scusiamo per il coté romantique ma quando ci vuole ci vuole....Si parte, deciso: una in macchina e l'altro in moto,
appuntamento al casello di Piacenza nord. Lei ha già tutto il film in testa, lui forse anche e ha prenotato la suite nella torre di  un castello: minimo sindacale per un amoroso e originale fine settimana. Quello che lui non sa, e  non comprende perché non abbia potuto prenotare un tavolo per cena, è che lei è partita messa giù da battaglia con zainetto picnic completo di plaid scozzese e ricolmo di ogni ben di dio....ha messo in fresco una bottiglia di bolle e preso una del vino preferito di lui, ha cucinato caponata e paté; e poi caviale rosso, vitello tonnato e brie, le ciliegie per finire...Lui ignaro la segue (in moto) per trovare una panetteria tra Gazzola e Ziano Piacentino chiedendosi perché dobbiamo comprare il pane?? E lei, imperterrita, perché ho dimenticato di farlo.
E apparecchiare un tavolo sul bellissimo terrazzo immerso nel verde tra le pietre medievali della rocca è stato tutt'uno con il perdersi, tra bollicine e Amarone.
La mattina seguente l'imperativo è: fare qualcosa per la nostra cultura. E allora via verso la cantina preferita da lei: Torre Fornello. Un posto spettacolare e un produttore unico per cortesia e simpatia Enrico Sgorbati, visita in cantina e assaggi. Rigustano una selezione di vini che sono il compimento delle meravigliose colline che si inseguono sotto il sole di fine giugno: il Gutturnio e poi i bianchi l'Ortrugo e i frizzanti come l'Olubra (lei non vive senza). Fino ad arrivare ad un capolavoro: l'Ottavo Giorno, un passito di uve croatine che ti conquista e un po' ti spiazza tanto ti suscita abbinamenti che non ti aspetti. E tra le chiacchiere intorno al tavolo, la coppa, il pecorino fresco e l'estrema disponibilità di Enrico arriva il momento di proseguire: qualche cartone di vino finisce nel bagagliaio. Lei (ha sempre il suo film in  testa) decide di portarlo a cena Al Falco, 80 mt dalla suite nella torre e un paradiso del palato. Un eden tra culatelli e molto altro che proprio Enrico le aveva fatto conoscere e che ci mette del suo e il tavolo è trovato. Lei con un tacco dodici rosso aragosta affronta  l'acciotolato: vuole stupirlo? Forse. Semplicemente desidera condividere con lui quel che di buono  e bello conosce: la cena sotto il pergolato esterno è un trionfo. Complimentarsi con i cuochi è un atto naturale e si scopre che sono giovani e giapponesi: bravissimi nella lavorazione e preparazione di materie prime che queste alture baciate da Dio riservano. Una trattoria che migliora sempre più, nelle proposte e nella attenzione al commensale: cosa, quest'ultima, non da tutti. 
Il giorno seguente ci si perde ancora un pò scegliendo le strade tutte curve di qui e di là dei fiumi, tra rocce e castelli, tra cantine e vecchie osterie. Un paesaggio ricco di cose da vedere e da assaporare, una terra generosa e ghiotta che è anche accogliente e affabile. E non ha nulla da invidiare ad altre. Provare per (ri)crederci.

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