mercoledì 11 giugno 2014

LONGANESI, FAMOSA, RAMBEL, NERETTO E VIA DI ROMAGNA



LONGANESI, FAMOSA, RAMBEL, NERETTO  E VIA DI ROMAGNA


Ci sono vini che nascono in maniera costruita, altri in assoluta casualità. Poi ci sono vitigni che sfrontati che si fanno avanti da soli, in attesa che qualcuno li capisca.
La storia del Burson potrebbe essere riassunta così, poche parole che in realtà nascondono una tenacia tutta romagnola. Un cacciatore, Antonio Longanesi,  lunghi appostamenti e lo sguardo cade su una vite abbarbicata ad una quercia, per farsi notare? Chi lo sa. Il Longanesi considera che un'uva così caparbia da essere ancora gustosa in autunno inoltrato merita una certa attenzione: prova a farne un vino ma  prima di tutto ne controlla il grado alcolico. I 14, 5 sono una bella sorpresa, l'avventura prende forma: poche bottiglie, le prime addirittura vendute nel corso di una fiera di paese. La gente ci prende gusto, un giovane enologo Sergio Ragazzini ci vede più lungo e piano piano il vino cresce e si affina la personalità. Nascerà un consorzio,  il nome definitivo del vino dopo un primo passaggio con la veste di neretto sarà Burson il soprannome della stessa famiglia Longanesi.

Per dire quanto questo vino sia legato alla terra dove nasce, un fazzoletto nel comune di Bagnacavallo, è sufficiente ricordare che l'enologo è rimasto lo stesso. Persona disponibile e piacevole commensale ci ha raccontato, con una passione semplice che non sentivo da un po', le fatiche e le battaglie per recuperare il "loro" vitigno e farlo diventare adulto in un mondo dove  pochi pensavano potesse esserci un potente rosso di pianura. Durante la serata di degustazione qualcuno al tavolo gli ha chiesto a che altezza fossero i vigneti: più o meno 15 metri s.l.m.. Un niente. Sergio e gli altri produttori del consorzio ci raccontano che solo il 10% dell'uva diventa Burson, 18 produttori per circa 100.000 bottiglie. Un vino che nasce sgarbato, viene ammorbidito in botti grandi per riposare altri due anni in bottiglia prima di essere venduto e che regge bene anche qualche anno in più: siamo arrivati fino al 2003. Ma si sa, il romagnolo non si ferma, e quindi si recuperano  famosa e rambel, passiti e bianchi spumanti, a completare la degustazione e non solo.

Dicono che i romagnoli sono caparbi e fanno le cose a modo loro, con la loro passione; certo, e dove si poteva trovare un vitigno  che ti dice lui quando  devi vendemmiare le sue uve, se non qui?


Il Burson, quando il grappolo è quasi giunto a maturazione, conserva un acino verde; quando anch'esso si uniforma per colore è tempo di vendemmia.

Solo in Romagna, appunto.














per conoscere il consorzio:

http://www.consorzioilbagnacavallo.it

per il turismo in zona:
http://www.romagnadeste.it

Elena Miano
11 giugno 2014

lunedì 9 giugno 2014

ROSATI. SALENTO. RADICI.

ROSATI. SALENTO. RADICI.
"Il  Rosato non è rosa": si parte da qui. La prima edizione di Roséxpo (http://www.rosexpo.it) ha sintetizzato così il proprio obiettivo: una settantina di rosati provenienti dall'Italia e dall'estero si sono dati appuntamento nelle sale del MUST di Lecce ( il Museo Storico nel cuore della città, splendidamente recuperato ad un utilizzo duttile ed intelligente).Fortemente voluta e realizzata dalla Associazione deGustoSalento, la manifestazione  ha catturato non solo la  magnificenza della città di Lecce e del suo territorio ma  ha racchiuso nei banchi di degustazione sapori, colori, fatiche, impegno e grandi traguardi che oggi ci permettono di apprezzare la qualità piena dei vini rosati. Chi continua a definirli vini da donne (  perchè hanno tutte le sfumature del rosa, dalla cipolla alla buganvilla? Mah…) o vini sempliciotti che, al massimo, possono esser sorseggiati come aperitivo, non ha colto la complessa varietà dei profumi, la pienezza di sentori e la varietà di abbinamenti che possono soddisfare il palato.L'Associazione deGustoSalento
(www.de-gusto.it) nata per promuovere il territorio attraverso il vitigno Negroamaro ha raccolto dodici cantine  intorno ad una dinamica squadra di professionisti di turismo, comunicazione, marketing, giornalismo, cucina, fotografia e scrittura che produttori non sono; sicuramente una strategia vincente che permette a tutti di fornire il massimo di competenze ed impegno.
Roséxpo è stata una manifestazione magnifica ed interessante, una grande opportunità per conoscere e confrontare, per capire  vini rosati piacevoli e freschi che ci accompagnano verso una cena o esaltano con un grande corpo portate più impegnative. Insomma molta strada è stata fatta da quando era solo Lacrima. E non bisogna limitarsi a valutarli dal solo colore, il rosato da Negroamaro è molto di più: è caldo e vento salato, è la drammaticità dei tronchi di ulivi, è l'ombra dei grandi pini marittimi, è il colore della pietra, e  il profumo di sole che trovi solo qui.
Abbiamo bevuto e gustato questi vini così complessi e diversi tra loro con la pizza, il pesce, le verdure, le carni e i formaggi, anche con i dolci. Abbiamo goduto di una cucina senza pari e visto cose bellissime. Questa magnifica terra ci ha accolto, nutrito e abbracciato come pochi luoghi (e persone) sanno fare.
Se volete imparare a conoscere i vini rosati, partite dal Salento. E' contagioso.
Per conoscere la manifestazione www.rosexpo.itPer conoscere l'associazione e le cantine aderenti www.de-gusto.itPer conoscere il MUST www.mustlecce.itPer il turismo www.pugliaturismo.com/apt-lecce/Elena Miano
9 giugno 2014
ROSATI. SALENTO. RADICI.

giovedì 17 aprile 2014

UNA SETTIMANA + QUALCOSA IN GIRO PER CIBO…

UNA SETTIMANA + QUALCOSA IN GIRO PER CIBO…

Ci sono settimane che nascono già accavallate di impegni da sbrogliare e che bisogna cercare di mettere in fila come si deve. Provo a farlo ora raccontandovi di un Vinitaly cortissimo ma intensissimo (almeno per me) dove ho appositamente lasciato perdere i soliti pellegrinaggi e ho voluto incontrare solo le persone che quel benedetto social di Facebook mi ha regalato in questo ultimo anno.
Una scelta dettata dal desiderio di consolidare 'amicizie' nate nella piazza più grande del mondo dove, grazie a Dio, non è sempre vero che si incontrano solo perditempo e sciocchezze. Ho conosciuto quindi Valentina, sommelier e fotografa e molto altro ancora,  con la quale abbiamo in mente proficui cambi-merce, ho rivisto con immenso piacere Elena, fantastica cuoca e giornalista preparatissima, ho finalmente visto Amelia dell'azienda Filomusi Guelfi che produce un Cerasuolo d'Abruzzo da capogiro, ho mantenuto la promessa e sono stata da Paolo Papini di Rascioni e Cecconello per sentire il suo Ciliegiolo (mai promessa fu così volentieri mantenuta), ho salutato gli amici produttori della Valcalepio; mi dispiace di non essere riuscita a vedere né Alessandra, grande studiosa della cultura alimentare di Sardegna né Frida ma ci saranno altre occasioni.

E via così gli altri giorni della settimana: il Salone del Mobile, un gruppo di clienti francesi difficilini da seguire, altri impegni. 

Ma il sabato me lo prendo di vacanza: vado a comprare i fiori da Garden Miglioranzo  a Valeggio sul Mincio.  La meraviglia di quel luogo e l'affettuosa accoglienza di Monica (conosciuta ad Anversa e ritrovata su Facebook) mi hanno riconciliato con la lentezza e il gusto di assaporare profumi e colori di una vita e di una cucina lontana dai clamori e dagli estetismi esasperati. Ma dannatamente ricca di emozioni e passioni vere. 
La tappa per il pranzo al Cavallino (Via Verdi, 8 -  Valeggio sul Mincio tel.0457951138) nel  grazioso esterno: cominciamo con un regalo alle papille, salumi vari accompagnati da  un gelato al peperone,  poi i tortellini di due tipi, ovviamente fatti in casa con una sfoglia che in trasparenza ci mostra il ripieno, a seguire le carni con la zucca al forno e altre meravigliose verdure. Paola, la titolare, ci vizia in un modo meravigliosamente vergognoso. Volutamente non scatto nessuna foto, non voglio distrazioni, voglio godermi tutto fino all'ultimo boccone. La gentilezza, la disponibilità e la bontà di questa trattoria sono un balsamo per gli affanni, credetemi.
Adesso sono pronta per comporre il mio futuro poggiolo fiorito sotto la guida esperta (e paziente) di Marika; ora che li ho trapiantati ho già dimenticato i nomi dei fiori ma ne avrò cura grazie alle istruzioni (scritte e appese vicino alla porta-finestra).

Carico l'auto e vado all'inaugurazione di un delizioso B&B la Maison Resola, una casa curata nei dettagli per accogliere chi vuole concedersi una pausa in riva al fiume. E così ho l'occasione di incontrare Nadia del Ristorante alla Borsa, che spero di rivedere prossimamente insieme ai suoi piatti assaggiati in corsa per mancanza di tempo.

Lunedì sera eravamo in tanti a salutare e festeggiare Nicola e Simona nel loro nuovo Opera Restaurant di Sorisole a pochi minuti da Bergamo: nuovi spazi molto accoglienti e caldi, i tavoli fuori a godere della bella stagione in arrivo, un bellissimo giardino ma sempre la bravura di Nicola e Lorenzo in cucina, il resto della famiglia in sala. Quando l'impresa è di famiglia unita tutto funziona. 
Martedì a Milano per la presentazione alla stampa de La Griglia di Varrone: il locale perfetto ( il terzo della serie di Massimo Minutelli, ospite impeccabile) per gustare dell'ottima carne italiana, superlativi salumi e assaggiare il meglio che arriva da tutto il mondo, cantina di livello. Un menu per la serata molto importante dove la materia prima è lavorata con sapienza. A mio giudizio colori più chiari nell'arredamento l'avrebbero forse reso più agréable. Mercoledì altro locale, questa volta a Brescia: quattro ragazzi, che a malapena fanno 100 anni tutti insieme, hanno da qualche mese Vita Nova, all'interno di un Golf Club: moltissima 'bottega' da fare ancora,  perché l'entusiasmo da solo non basta, anche se il locale si presenta bene.

Chiudo la settimana: una Pasqua sobria è quello che ci vuole. Fa bene al corpo e anche allo spirito. 

Elena Miano
17 aprile 2014

martedì 1 aprile 2014

IL PADIGLIONE LOMBARDIA AL VINITALY

IL PADIGLIONE LOMBARDIA AL VINITALY

Dal 31° piano del Pirellone, il Belvedere intitolato a Enzo,Jannaci, i vertici di Regione, Unioncamere Lombardia e Verona Fiere hanno presentato alla stampa la Collettiva Lombarda: le aziende vitivinicole che parteciperanno a Vinitaly 2014.
La Lombardia si conferma quindi non solo industriale, ricca di capannoni e attività produttive di ogni genere ma territorio a grande vocazione agricola, come ha tenuto a sottolineare il governatore :«La Lombardia è la prima Regione agricola italiana e la seconda in Europa. E i nostri vini raccontano la storia di questa bellissima terra nel mondo, la creatività e l’operosità dei lombardi: è tutto questo che la Regione intende sostenere, anche in vista di Expo 2015» ha detto Maroni.
Il Padiglione Lombardia, con 8.500 metri quadrati, 200 produttori e più di 1.000 etichette  in degustazione, rappresenta una vera e propria “casa” per i consorzi e vini lombardi grazie alla stretta collaborazione tra Regione, sistema camerale e 11 consorzi di tutela. 
«La qualità della Lombardia è notevolmente cresciuta negli ultimi 20 anni – ha sottolineato l’assessore Fava –. La sfida dei viticoltori lombardi sarà quella di crescere ulteriormente sul fronte dell’export, aumentato dell’11,6% nel 2013, rispetto alla media italiana del 7 per cento».
Sul fronte dell’export, i dati elaborati da Unioncamere Lombardia su base Istat evidenziano Stati Uniti, Germania, Svizzera, Canada e Giappone quali mercati di sbocco consolidati, mentre tra gli emergenti spicca la crescita di Qatar (+268,6%), Nuova Zelanda (+124,1%), Messico (+59,6%), Corea del Sud (+54,2%) ed Emirati Arabi Uniti (+53,3%).
«Vinitaly rappresenta un asset fondamentale per la promozione internazionale delle imprese vitivinicole italiane – ha commentato il presidente di Veronafiere Riello – grazie alla partecipazione di oltre 140mila operatori specializzati e 50mila buyer esteri da 120 nazioni. Per le aziende lombarde l’edizione 2014 sarà l’occasione di capitalizzare e migliorare i già ottimi risultati ottenuti oltreconfine».
Si punta sempre più sull'eccellenza dei prodotti lombardi i cui vini, secondo Carlo Cambi, sono la sintesi dei vini di Italia. I dati sono confortanti: 3.300 imprese. molte a conduzione femminile, che nel corso degli anni hanno dimostrato come l'impegno costante a fare bene produca indubbi risultati.
Un comparto agricolo che non si limita solo al vino e cha va aiutato non con interventi a pioggia di tipo meramente assistenziale bensì con supportando e premiando chi lavora bene.
Non si deve finalizzare la produzione solo in vista di Expo 2015; sarebbe importante e maggiormente qualificante dare a tutti i visitatori di Expo un motivo per viaggiare in Lombardia attraverso le numerose eccellenze enogastronomiche di questa regione.
E.M.
1 aprile 2014

mercoledì 12 marzo 2014

TREVISO, RICORDI E TIRAMISU'…



TREVISO, RICORDI E TIRAMISU'…


E pensare che avevo da poco chiesto ad un amico se ci fosse ancora  quel locale poco distante  da Piazza dei Signori a Treviso. 
Le Beccherie. 
Anzi l'Antico Ristorante alle Beccherie. L'inventore del tiramisù, per  intenderci.

Chiuso da pochi giorni, azzerati anni di storia. 

E un altro pezzo della mia memoria che se ne va per sempre. Non perché il mio ricordo sia più significativo di quello di altri ma è il mio di  bambina, di  quando si  partiva per le vacanze d'estate in Cadore e siccome non  ci si arrivava in autostrada come ora, ci si fermava strada facendo, secondo gli incontri di lavoro di mio padre. La tappa era  Treviso, città meravigliosa, dove papà sceglieva accuratamente in che  hotel scendere e, soprattutto, dove mangiare. La regola era mai fare la prima colazione in hotel: cappuccio e  cornetto in piazza. Poi, lui in giro per lavoro e noi con la mamma a zonzo per il centro; solo fino all'ora dell'aperitivo però, celebrato da Biffi  con un bicchiere di bianco e un panino alla porchetta. E per tirare l'ora di colazione un giro al banchetto dei funghi giusto dietro la piazza, un po' in bilico sull'acciottolato.

Ricordi magnifici, certamente ampliati dal tempo; però, chissà perché, ho memoria di arredi e atmosfere di questi luoghi e dei particolari che da bimba si sono impressi nella mia mente. Ristoranti dove si tornava con una certa regolarità, dove a noi bambini ci trovavano cresciuti anno dopo anno, dove ci aspettavano persone prima ancora che ristoratori, personale o proprietari che in sala non lasciavano nulla al caso, ricordavano il cliente e cosa preferisse, sempre con la gentilezza che mai trascendeva in eccessiva confidenza.

Alle Beccherie mangiavamo sulla piccola terrazza, ombreggiata, i fiori curatissimi, la bontà della cucina una certezza. E non ho mai visto chi cucinasse. 
Rammento la cortesia dei titolari un giorno che la mamma ebbe un leggero malore, la sollecitudine nel chiamare un medico, la disponibilità  ad attendere che si riprendesse. 

Non vorrei dire altri tempi o altra professionalità, non voglio neppure generalizzare; sono passati davvero decenni e i tempi e la clientela cambiano così rapidamente. Vogliamo altre cose, la cucina e il locale devono stupire, spesso ci aspettiamo di vivere l'esperienza della cena più che apprezzare la cena stessa. Resta però indelebile, gradevole e forse un po' nostalgica  l'impressione di aver vissuto un diverso stile nella accoglienza del cliente, una attenzione fortunatamente non fossilizzata solo nei locali di un certo livello.

Le foto sono tratte dal sito del locale www.anticoristorantebeccherie.it

Elena Miano
12 Marzo 2014

venerdì 31 gennaio 2014

CIBO BUONO, FUMO LENTO, DISTILLATI D'ELITE: STORIA DI UNA SERATA (QUASI) PER SOLI UOMINI



CIBO BUONO, FUMO LENTO, DISTILLATI D'ELITE: STORIA DI UNA SERATA (QUASI) PER SOLI UOMINI


Da Alberto torno sempre volentieri; non solo perché fa bene da mangiare ed è una persona di bei valori e tanti interessi. Mi piace ritornare in questa casa, nel salotto con i divani di pelle vissuta, il camino acceso e le vetrate della sala. Le tele di Alberto alle pareti (lui è chef e ritrattista che coglie l'anima) e gli oggetti scelti con la sensibilità del cuore fanno di questo ristorante un luogo dove andare, stare e gustare.
Ieri l'occasione per esserci era particolarmente accattivante: il nuovo e attivissimo 035CigarClub del "fumo lento" inaugurava la stagione degli eventi 2014 bergamaschi con una cena e una fumata in degustazione assai particolare. La presentazione del nuovo sito del club è stata degnamente celebrata dal Don Alejandro di Vegas Robaina:  un sigaro  tra i più rappresentativi del fumo lento (in questo caso addirittura più di due ore) ed è una chicca per gli appassionati. Matteo Medici, presidente del giovane ma dinamico club ha il gusto di stuzzicare soci ed appassionati con prodotti   particolarmente ricercati e intriganti ( e tenta di iniziarmi alla fumata da sigaro - per ora resisto)
E ancora i distillati proposti dal Governatore di ADID Bergamo Marco Falconi ( Marco questa volta me la giura per il 'Governatore'), perfetti nell'abbinamento con il fumo, l'atmosfera e il dopocena davanti al camino di Cantina Lemine.
Quando Matteo mi ha parlato della Cena d'Inverno non ho potuto immaginare altro che la cucina e il salotto di Alberto Magri ad Almenno: raccolto e caldo, la cornice perfetta per accogliere questi simpaticissimi signori accomunati dalla passione per il sigaro.
Non sono assolutamente preparata  sulla materia che, tuttavia, mi affascina: faccio mio l'aroma cercando di carpirne le sfaccettature e i caratteri.  Matteo paziente cerca di convincermi a provare e non è detto che in futuro non capitoli all'assedio. E la stessa cosa mi capita quando ascolto Marco Falconi che mi fa assaggiare i distillati di cui è profondo conoscitore: sono fortunata, ho degli insegnanti non solo molto preparati ma anche disponibili e assai simpatici.  
L'aperitivo in cantina e poi il menu: filo conduttore sottile, raffinato ma significativo, il fumo. Gnocchetti di patate con fonduta di caprino e ricotta di pecora affumicata (buoni buoni) e poi il filetto di maiale in crosta di speck ( e di nuovo troviamo il tocco del fumo) per terminare con ciò che da non patita di dolci è stata una vera rivelazione: una tortina con salsa al tabacco superba.

E con un palato così ben predisposto  possiamo solo immaginare il gaudio degli estimatori di fumo lento nel perdersi, accomodati nei divani,  tra nuvole di aromi e grappe profumate: Adid ha infatti proposto le migliori grappe prodotte in Lombardia  e non solo…una selezione di livello , insomma.

Lo 035CigarClub (035 lo ricordo è il prefisso della città di Bergamo) cresce settimana dopo settimana raccogliendo le iscrizioni grazie al progetto di diffusione della cultura del sigaro; un rinnovato interesse che coinvolge anche il mondo dei distillati  di qualità (da non  confondersi con strani beveroni alcolico più o meno colorati), sinonimo di tradizione e gusto non di sballo.

Che dire,  voi fatevi un giro nei siti; io spero mi ricapiti :)
Alla prossima.





Elena Miano
31 gennaio 2014