giovedì 1 ottobre 2015

CI PRENDIAMO UN CAFFE'?


Ho sempre avuto una passione per il caffè, lo ‘ rubavo’ a mia madre quando ero piccola, alle medie grande orgoglio per le prime tazzine tutte mie, da adolescente partivo per il collegio con la scorta dei barattoli ( cinque anni di liceo, tre caffettiere distrutte, ma si sa, era l’età), decilitri per lo studio in notturna all’università; eppure, ancora adesso, sono contrariata quando bevo un caffè cattivo al bar.
Quindi, quando l’efficiente ufficio stampa della Lucaffè mi ha proposto una visita all’azienda, ho accettato con gioia e molta curiosità. Eh sì, perché bere volentieri il caffè, non sempre significa conoscere le diverse qualità e i procedimenti di lavorazione; sono stata doppiamente fortunata perché qui è il buono che conta.
L’azienda di Gian Luca Venturelli ha sede a Carpenedolo in provincia di Brescia; nata come piccola realtà familiare nel 1996 ha fatto della qualità, ma soprattutto della salubrità di prodotto, il focus aziendale, impiegando ingenti risorse nella ricerca della migliore lavorazione possibile volta a preservare le caratteristiche positive del  caffè.
Prima di cominciare questa avventura Gian Luca ha viaggiato attraverso paesi e piantagioni, selezionando quelle produzioni che meglio aderivano al suo progetto imprenditoriale. Se le principali grandi famiglie del caffè sono genericamente divise in Arabica e Robusta, molte di più sono le varietà coltivate sul nostro pianeta, diverse per aroma, colore e dimensione dei chicchi: dalla pregiatissima Giamaica Blue Mountain a quella portoricana, brasiliana o etiope.
Il filo conduttore della lavorazione è la volontà di proporre un prodotto sano e che fa bene, un caffè da capire come afferma Gian Luca.
Quando i grandi sacchi di caffè arrivano in azienda (eccezion fatta per il Blue Mountain che viaggia in piccoli barili di legno – bellissimi) il primo esame cui viene sottoposto il prodotto è la cernita dei chicchi, severissima nonostante provenga da piantagioni selezionate. La torrefazione qui è condotta in modo da esaltare non solo la qualità del caffè ma anche le sue caratteristiche positive: il chicco non viene trattato in modo aggressivo ad alta temperatura ma compie più passaggi in modo da tostare gradualmente senza bruciare. In seguito altri controlli di selezione fanno arrivare alla macinatura solo i chicchi perfettamente tostati: la polvere viene poi dosata (con grammature generose) per essere sigillata in cialde. Qui vale la pena di porre  nuovamente   l’accento sulla grande attenzione che questa piccola azienda mette nel benessere di chi beve un caffè e non solo. Le cialde, infatti, sono di purissima cellulosa vergine, sbiancate con ossigeno, quindi perfettamente biodegradabili,  protette dall’azoto che mantiene inalterato il gusto.
Anche la produzione della miscela decaffeinata segue gli stessi principi di salubrità: molteplici passaggi in acqua per abbassare gradatamente il livello di caffeina, e un caffè buonissimo.
Ma la mia personale scoperta è stata il caffè verde: non una particolare qualità di caffè, semplicemente chicchi  non tostati ma  essiccati. Il caffè verde contiene preziosi elementi quali l’acido clarogenico, l’acido quinico, le vitamine minerali e i polifenoli. Soprattutto questi ultimi, i polifenoli, sono importanti nel nostro organismo in quanto, una volta assimilati,  interagiscono con la nostra biochimica attivando e regolando numerosi aspetti funzionali, che includono anche il sistema cardiovascolare.
Lucaffè produce cialde di caffè verde in percentuale quasi del 25% (il caffè non tostato risulta di per sé particolarmente astringente e non tutti sarebbero in grado di apprezzarlo - studi scientifici hanno dimostrato che dopo ogni consumo la pressione sistolica del sangue e l’elasticità arteriale si erano ridotte sensibilmente, senza alcun cambiamento nel consumo energetico).
E ultimo ma non ultimo, per gustare al meglio queste cialde si producono anche le macchine, dalla più piccina a quella da bar o ristorante; La Piccola, questo il nome dell’azienda, costruisce macchine da cialda con componenti solo ed esclusivamente italiane e con materiali di qualità, il serbatoio dell’acqua non è in plastica (in azienda non è presente in nessuna fase della produzione) bensì in vetro molto spesso, nella camera di  calore a pressione l’acqua viene in contatto con l’argento purificandosi e mantenendo inalterato il gusto.
Insomma, nulla viene trascurato per far sì che bere la nostra tazzina quotidiana sia un piacere anche buono.
I gusti sono tanti ma se volete sapere qual’è il vostro c’è una scatola che li contiene tutti, persino uno alla nocciola, nel caso che vogliate acquisire un vizio in più…

Elena Miano
1 Ottobre 2015

Info per la stampa: Dott. Riccardo Lagorio  taullspain@tin.it                                     Info per il pubblico:  www.lucaffe.com












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