giovedì 27 aprile 2017

FAR VIAGGIARE LE TECNICHE, NON LE MATERIE PRIME - I.G. 2017

Il ministro Maurizio Martina e il sindaco di Milano Beppe Sala: due riferimenti importanti per la città e per Identità Golose. Se Maurizio Martina, bergamasco doc, guardava ai talenti della cucina come a soggetti esterni e "altri" al ministero che conduce, ora ne auspica la presenza all'interno di una filiera atta a far conoscere, e magari emergere, il cibo italiano all'estero. Magari preservandolo da imitazioni truffaldine, aggiungerei. L'agricoltura, prosegue il ministro, deve legare la sua diffusione alla qualità. E poi, a sua volta, legare le produzioni di qualità al saper fare dei cuochi.  Il sindaco di Milano, sull'onda delle migliaia di manifestazioni che accendono la città di Milano durante il salone del Mobile, ne vorrebbe  altrettante legate al mondo del cibo. La metropoli lombarda è cosmopolita, cresce in popolazione, è comunque percettiva anche se affollata e caotica, in quei giorni ancora di più. Su una cosa ha ragione il sindaco: a non fare nulla ci si addormenta.

Agricoltura e cucina, prodotti e cuochi, dunque. "Sono le tecniche che devono viaggiare, non le materie prime": esordisce così Cesare Battisti, cuoco che ama le verdure. Milano, racconta, è al centro di una grande regione agricola (in  termini  di produzione la Lombardia è la regione più agricola  d'Italia http://www.ersaf.lombardia.it/servizi/notizie/notizie_fase02.aspx?ID=19949). Le verdure cominciano ad avere rispetto da una decina d'anni, prima erano torturate da cotture eccessive o errate, materie prime non considerate. Battisti prepara piatti semplici con produttori che coinvolge e fa lavorare, contadini che diventano un bene da salvare. I beni primari devono viaggiare, ma la ricchezza locale è da premiare e utilizzare: prodotti ottimi che devono servire ai cuochi per diventare il megafono di chi li coltiva o li alleva. Il novanta per cento di un piatto è fatto dalla materia prima, se è ottima hai una grande base e non la devi rovinare. E quando Battisti asserisce: non è l'ego dello chef  che deve essere servito, ma la passione del cucinare per trasmettere i valori di una tradizione, tanti in sala sorridono. 
"Torniamo a mettere nel piatto più qualità e meno estetica" la nuova (vecchia) via della cucina.


mercoledì 12 aprile 2017

VINITALY 2017: il 50+1 CHIUDE CON 128MILA PRESENZE DA 142 NAZIONI

Operatori esteri in crescita rispetto al 2016 da Stati Uniti (+6%), Germania (+3%), Regno Unito (+4%), Cina (+12%), Russia (+42%), Giappone (+2%), Paesi del Nord Europa (+2%), Olanda e Belgio (+6%) e Brasile (+29%). Debuttano buyer da Panama e Senegal. A Veronafiere per quattro giorni presenti 4.270 aziende espositrici da 30 paesi, aumentate nel complesso del 4%, in particolare quelle estere, del 74 per cento. Questi i numeri di crescita dei visitatori stranieri.
A Vinitaly and the City 35mila wine lover tra il centro storico di Verona e il comune di Bardolino.

Dopo quattro giorni di business e promozione per il mondo vitivinicolo, il 51°Vinitaly chiude registrando 128mila presenze da 142 nazioni. In crescita l’internazionalità del salone che quest’anno ha visto aumentare i top buyer stranieri accreditati che toccano quota 30.200 (+8% sul 2016), sul totale dei 48mila visitatori esteri. Un risultato ottenuto grazie agli investimenti nell’incoming da parte di Veronafiere, in collaborazione con il ministero dello Sviluppo Economico e ICE-Agenzia. 

Con più di 4.270 aziende espositrici da 30 paesi (aumentate nel complesso del 4% sul 2016, in particolare quelle estere, del 74%) Vinitaly si conferma il più importante salone internazionale per il vino e i distillati ma anche momento di riflessione fondamentale per il settore vitivinicolo nazionale ed europeo, come hanno sottolineato la presenza del ministro alle Politiche agricole Maurizio Martina, il commissario europeo all’Agricoltura Phil Hogan, i ministri dell’Agricoltura di Malta e Polonia e il viceministro all’Agricoltura russo. Nel corso della rassegna, i riflettori sono stati puntati sui mercati consolidati (ma non maturi) ed emergenti, con un’attenzione particolare agli sviluppi futuri della possibile svolta protezionista degli Stati Uniti e le ricadute della Brexit.  
Ma si è guardato molto ad Oriente, con Verona e Vinitaly punto di partenza di una nuova Via della seta per il vino italiano diretto in Cina che viaggia su e-commerce ed educational. A Vinitaly, 1919, il gigante cinese della distribuzione online to offline di wine&spirit, ha stretto un accordo con la Vinitaly International Academy e il fondatore Robert Yang ha promesso di aumentare entro il 2020 le vendite italiane nel Paese del dragone di oltre 2 milioni di bottiglie per almeno 68milioni di euro di fatturato.
La Cina ha scelto Vinitaly come riferimento europeo per il vino, come ha ribadito l’arrivo a Verona anche degli altri colossi commerciali come Alibaba, Cofco, Winehoo e Suning. 

Nei quattro giorni, oltre agli incontri b2b, si sono tenuti quasi 400 convegni, seminari, incontri di formazione sul mondo del vino. In primo piano, come sempre, il calendario delle degustazioni: più di 250 soltanto quelle organizzate direttamente da Vinitaly e dai consorzi delle Regioni, che hanno visto, tra le altre, una esclusiva per celebrare i 50 anni del Sassicaia.  

Ad integrare e ampliare l’offerta di Vinitaly, si sono svolte come ogni anno in contemporanea Sol&Agrifood, la manifestazione di Veronafiere sull’agroalimentare di qualità ed Enolitech, rassegna su accessori e tecnologie per la filiera oleicola e vitivinicola che ha tagliato il traguardo delle 20 edizioni. 

La 52ª edizione di Vinitaly è in programma dal 15 al 18 aprile 2018.