giovedì 6 luglio 2017

CHEESE VENTESIMO ANNO

20 anni di Cheese


Dal 15 al 18 settembre 2017 a Bra (Cn)
per incontrare, conoscere, degustare, acquistare, condividere


Cheese, le forme del latte, manifestazione internazionale dedicata al mondo lattiero- caseario di qualità, si prepara a spegnere le candeline del suo 20esimo compleanno con un’edizione speciale, a ingresso libero per le vie e le piazze di Bra (Cn) dal 15 al 18 settembre 2017. Era infatti il 1997 quando l’associazione Slow Food Italia e la Città di Bra organizzarono la prima edizione dell’evento che ogni due anni chiama a raccolta oltre 270.000 visitatori e 300 espositori da 23 nazioni (dati 2015).
Al centro di questa undicesima edizione sono gli Stati generali del latte crudo, in cui Slow Food riunisce quei casari che in tutto il mondo continuano a produrre formaggi con latte non pastorizzato rispettando le normative igienico sanitarie, nonostante le difficoltà quotidiane che incontrano. Ma la battaglia in difesa dei formaggi a latte crudo attraversa tutta la manifestazione, dalle Conferenze ai Laboratori del Gusto, tant’è che per la prima volta il Mercato di Cheese presenta solo ed esclusivamente formaggi prodotti con latte non soggetto a pastorizzazione. Un segnale politico forte che rende concreto e tangibile quanto in questi anni Cheese ha fatto per far conoscere questi formaggi, simbolo delle produzioni casearie d'eccellenza per diversità di razze autoctone, autenticità del territorio in cui sono prodotti e saperi dei pastori e casari che li hanno trasformati. Sotto i riflettori anche i formaggi naturali, ossia prodotti senza l’ausilio di fermenti industriali, presentati in un’area chiamata Spazio Libero in cui di naturale si ragiona a 360 gradi, insieme a vini, birre, salumi senza nitriti né nitrati e pani con lievito madre. Tra i Paesi stranieri presenti, dedichiamo il focus del 2017 agli Stati Uniti, dove la vendita di formaggi a latte crudo è consentita solo per i caci stagionati oltre 60 giorni e in cui Slow Food ha avviato nel 2007 lo storico Presidio dei formaggi americani a latte crudo, che coinvolge casari accomunati dall'esigenza di migliorare la qualità e fronteggiare uniti le sfide che il loro mercato impone. Immancabili come in tutte le edizioni anche i Presìdi Slow Food, prodotti rari che raccontano un immenso patrimonio di pascoli, razze, latti e saperi da proteggere.
Una delle novità di quest’anno è foodMOOD, la business area per gli espositori di Cheese già sperimentata a Terra Madre Salone del Gusto - realizzata in stretta collaborazione con Slow Food e patrocinata dalla Camera di Commercio di Torino e dall'Università degli Studi di Scienze Gastronomiche - alla quale possono registrarsi non solo buyer internazionali e agenti della piccola e grande distribuzione, ma anche formaggiai, osti, chef e start-up.
E non finisce qui! Tra Bra e Pollenzo in programma ci sono 35 Laboratori del Gusto per assaggiare nuovi cibi e bevande, approfondirne le caratteristiche e la storia grazie alla presenza di chi li produce. L’Albergo dell’Agenzia di Pollenzo ospita invece uno degli eventi più attesi di tutte le manifestazioni Slow Food: gli Appuntamenti a Tavola, le cene Slow Food con grandi chef italiani e internazionali.
Cheese è innanzitutto una grande festa, che si snoda per le vie e le piazze di Bra. In arrivo da tutta Italia, le Cucine di strada e i Food truck, pronti a proporre le espressioni più golose dello street food contemporaneo. La Piazza della Birra, dove cercare l’etichetta che si sposa col proprio palato e si abbina alle proposte dei cibi di strada. E poi la Piazza della Pizza, per imparare che c’è pizza e pizza e scoprire l’angolo più verace di tutta Cheese.
Come per ogni edizione, ricco è anche il programma di appuntamenti con il buon sapere offerto dalle Conferenze e dagli incontri della Casa della Biodiversità. Tra i temi trattati, il benessere animale, con un focus sull’alimentazione e i mangimi; il binomio formaggi e salute, perché la questione dell’intolleranza al lattosio è sempre più attuale, e perché spesso l’opinione comune è che il formaggio faccia male, a prescindere dalla tipologia, dalla tecnica di produzione e dalla materia prima; il cambiamento climatico, con i primi risultati di una ricerca volta ad analizzare l’impatto della filiera del latte sul clima.
L’edizione 2017 di Cheese è possibile grazie all’impegno di aziende che credono nei valori e negli obiettivi della manifestazione, tra queste gli Official Partner: Cassa di Risparmio di Bra, Egea, Lurisia, Parmigiano Reggiano, Pastificio Di Martino, Quality Beer Academy, Velier. Official Sparkling Wine: Consorzio Alta Langa.
In attesa di spegnere la ventesima candelina di Cheese, vi diamo appuntamento su www.slowfood.it, per scoprire tutti gli eventi in programma e leggere l’elenco degli espositori.
Cheese lancia gli Stati generali del latte crudo
Dopo 20 anni di battaglie, un segnale politico forte per mettere in rete chi continua a produrre nonostante le difficoltà
«La verità è che la possibilità di produrre formaggi a latte crudo nel mondo è tutt’altro che scontata. Grazie alla battaglia che abbiamo condotto attraverso Cheese e alla determinazione dei francesi, per le istituzioni europee i formaggi a latte crudo sono ormai una realtà che non si mette in dubbio, anche se molti Paesi hanno una legislazione nazionale molto più restrittiva dei regolamenti Ue. Ma nel resto del mondo, dagli Stati Uniti all’Australia, queste produzioni di eccellenza sono proibite, consentite solo con una stagionatura superiore ai 60 giorni o soggette ad altre restrizioni», afferma Piero Sardo, presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus e responsabile scientifico di Cheese.
«Chi decide di produrre, seppur nel rispetto delle normative, va incontro a una vita da casaro resistente, con controlli infiniti e distruzione del prodotto, perché il latte crudo è considerato pericoloso, fa paura. Per questo apriamo Cheese venerdì pomeriggio con gli Stati generali del latte crudo, per lanciare un segnale politico forte: il nostro intento è far incontrare queste persone, creare una rete mondiale di appoggio politico, tecnico e magari anche economico per questi prodotti. Vogliamo estendere la liceità del latte crudo anche al di fuori dei paesi dell’Unione europea», continua Sardo, che in questi vent’anni ha supportato anche altre battaglie nel nome di Cheese, come quella sull’Haccp nel 1999 e sull’uso del latte in polvere per la produzione dei formaggi nel 2015.
«Quando parliamo di latte crudo sono tre le questioni in gioco. La prima, e anche la più universale, è quella che riguarda la libertà, perché non è ammissibile che non si possa mangiare quello che si vuole: se le condizioni di sicurezza sono rispettate dai produttori e i controlli sono ben fatti, come avviene in Italia ad esempio, ognuno potrà prendersi le proprie responsabilità in tutta libertà. La seconda questione riguarda invece il modello produttivo che vogliamo sostenere con i nostri acquisti, perché l’utilizzo del latte crudo è necessariamente espressione della piccola produzione artigianale, che è poi quella che fa l’eccellenza. L’ultimo punto è quello che riguarda la biodiversità che, quando parliamo di formaggi, non si limita alle razze animali o ai tipi di pascolo, ma riguarda anche quei miliardi di batteri che, con la pastorizzazione e gli altri tipi di trattamenti termici, vengono sterminati. Al contrario, un formaggio a latte crudo è vivo, ricco di batteri naturalmente presenti, che non solo contribuiscono a conferirgli sapore e aromi complessi e di carattere ma, come sempre più scienziati stanno provando, garantiscono anche molti benefici alla nostra salute», conclude Sardo.

La mappa del latte crudo in Europa
La produzione di formaggi con latte crudo non è consentita in tutti i Paesi del mondo. L’Unione europea ha sviluppato una normativa molto aperta che permette appunto l’uso del latte non pastorizzato, ma a parte alcuni Paesi in cui la presenza di tubercolosi o di brucellosi negli animali rende indispensabile la pastorizzazione del latte per garantire la salute pubblica (come ad esempio Grecia, Regno Unito e alcune aree dei Balcani), non tutte le legislazioni dell’Unione hanno recepito adeguatamente le indicazioni comunitarie.
Quello che manca ancora è una cultura diffusa che riconosca valore al latte crudo come elemento determinante per produrre qualità e salvaguardare identità casearie. Per quanto riguarda le Denominazioni di origine, ad esempio, non è richiesta necessariamente la lavorazione del latte crudo in quanto la scelta è lasciata a chi redige il disciplinare. Ma è possibile parlare di qualità, origine e rispetto della tradizione senza contemplare obbligatoriamente il latte crudo? E quanto incidono i fermenti selezionati - il cui impiego è dilagato negli anni recenti - sulle caratteristiche organolettiche dei formaggi, sempre più banali e omologati?
Queste sono alcune domande a cui cerchiamo di rispondere durante gli Stati generali del latte crudo e le altre Conferenze in programma a Cheese.

Per il programma completo www.slowfood.it

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