A TAVOLA CON...



QUANDO L'AIUTARE GLI ALTRI NON FA SOLO BENE MA E' ANCHE BUONO

Una domenica da diluvio universale. Non importa, si va lo stesso. Un caro amico, Umberto, ci invita a partecipare ad un pranzo AVSI (www.avsi.org); un pranzo che, appunto, definire di beneficenza è riduttivo. Non tanto per il fine in sè, quanto per lo spirito col quale (scopriremo poi) viene organizzato. Questi gli ingredienti: un gruppo di amici molto affiatato che cammina insieme sulle tracce di don Giussani per colmare i bisogni degli svantaggiati del mondo, un club di appassionati di cibo, una squadra di regine del tortello con la coda, un don che conosce tutti i segreti del gnocco fritto e un altro che dopo anni passati ad occuparsi di orfani a Novosibirsk è tornato in Italia con una voglia di fare che neanche ti immagini.
Prima la messa per santificare gli animi e dopo il cibo per confortare il palato. Un menù semplice di tradizione piacentina che ti fa dire mamma com'è buono!


Si comincia con un bell'assortimento di salumi; la pancetta, il prosciutto, il salame cotto e quello no, tutto da gustare con un formidabile gnocco fritto, preparato con gioia ed estrema perizia dal don.
Uno spettacolo, caldo e fragrante, non so quante volte abbiamo ripetuto l'assaggio: con la pancetta poi un matrimonio perfetto.





E poi i tortelli di magro con la coda, specialità di Piacenza, irresistibili. Una poesia che abbiamo voluto rileggere nel piatto almeno un paio di volte...Bocche cucite sugli equilibri degli ingredienti (come si conviene a chi cucina sul serio).





E poi i formaggi: taleggi e stracchini della Bassa e ancora un pò di gnocco che non guasta mai; il tutto annaffiato (prudentemente, perchè il faut) da Ortrugo e Gutturnio. A chiudere, le torte fatte "in casa" crostate e cioccolato, bagnate da uno  Zibibbo di Alcamo.


Una domenica che ci voleva, un pranzo bello, buono e che ha fatto bene. Grazie.

Elena Miano
21 settembre 2011






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A TAVOLA CON VALENTINA TERESHKOVA


Ho intervistato Valentina Tereshkova durante una delle sue tante visite a Bergamo.
Il 16 giugno 1963 Valentina Tereškova viene lanciata a bordo di Vostok 6 dalla base di Bajkonur per una missione nello spazio di quasi tre giorni. Valentina ha solo 26 anni e coraggio da vendere. La storia di questa intraprendente cosmonauta comincia con la sua passione per il paracadutismo che inizia a praticare già ventenne. Qualche tempo dopo viene a sapere che la scuola per diventare cosmonauti apre le selezioni anche alle donne. Quando la sua domanda è finalmente accolta, insieme ad altre quattro, ha inizio la sua durissima preparazione, che la vedrà prima donna al mondo a bordo di una navicella. Il seguito è noto, lei stessa lo ha 
rivelato solo poco tempo fa: fu un volo molto difficile e segnato da momenti che sfiorarono la tragedia. Il suo fisico venne messo a dura prova e l’atterraggio fu tutt’altro che tranquillo e trionfale. Dopo quella incredibile vicenda Valentina continua ad arricchire la propria esperienza continuando a lavorare in stretto contatto con i suoi colleghi, ma collaborando attivamente per l’emancipazione femminile. In seguito viene eletta membro dell’Alto Soviet, diventando presidente del Comitato Donne dell’Unione Sovietica.Stiamo per conoscerla a quarantacinque anni dalla data del volo. E’ qui per le conferenze di BergamoScienza; con la nostra città Valentina ha legami di profonda amicizia che ci consentono di incontrarla in modo assai informale. 

La vediamo arrivare e subito ci colpisce la fierezza, lo sguardo e la forza che trasmette. Pure allo stesso tempo è gentile e affettuosa con gli amici che oggi sono con lei.La prima tappa della nostra giornata con Valentina è poco fuori Bergamo, da Luca Castelletti dell’Enoteca al Ponte. Si conoscono da tempo e ci fermiamo per un aperitivo. Complice l’ambiente accogliente e l’ottimo vino l’atmosfera si va via via facendo più cordiale e amichevole. Poi al ristorante e piano piano scopriamo una Valentina che, davanti ai piatti preparati dallo staff di Bruno della Caprese di Mozzo, parla fitto fitto con le amiche ritrovate. Un bel sole autunnale ci scalda mentre beviamo il caffè e cominciamo a chiacchierare.  Qual’era il suo sogno di bambina?“Ho vissuto un’infanzia poco felice. Era un periodo difficile, duro. Avevamo poco, i bambini allora non giocavano come ora. Vicino alla nostra casa c’era la ferrovia, e dalla finestra guardavo i treni che passavano e andavano chissà dove. Ecco, sognavo di guidare il treno, diventare macchinista e partire per andare anch’io lontano”Quando si dice l’istinto del viaggio e dell’ignoto...e il cibo che la riporta a quel periodo?“ Non avevamo molte risorse. Rivedo però la nonna che cucinava. La nostra cucina era piuttosto semplice, era tempo di guerra. Ma le patate con la panna acida che preparava la mia nonna sono un ricordo nettissimo ed indimenticabile. Mi sembravano buonissime.”Valentina Tereskova ai fornelli?Ride e scuote la testa “ No, non cucino molto, almeno non spesso. Ho davvero poco tempo e a questo pensa mia figlia. Mi piace però assaggiare piatti diversi. Viaggio molto, in tutto il mondo e sono curiosa: provo tante cose, tanti sapori, tanti cibi. E’ sicuramente uno dei modi per conoscere un popolo. Apprezzo la buona cucina. Sappiamo che lei preferisce....“Il pesce. Senza dubbio. Ogni tipo di pesce. Ma lo apprezzo maggiormente se è cucinato in modo semplice, con i sapori e gli aromi che solo voi in Italia riuscite ad avere: i pomodori, basilico le erbe. Una meraviglia. E poi la pasta con il tonno. Magari per voi è una ricetta anche troppo semplice. Quando vengo in Italia mi piace sempre mangiare pesce, anche i crostacei o i frutti di mare. In ogni caso il tipo di cibo è quello.”Lei ha un legame particolare con l’Italia. Come è diventato così forte?“La cultura italiana e quella russa per molti aspetti si assomigliano; il popolo russo e quello italiano hanno caratteristiche simili. Hanno entrambi sensibilità per l’arte e la musica, come dimenticare Pavarotti o Mario Del Monaco? O le bellezze che sono racchiuse in ogni città italiana? Anche il carattere di voi italiani conta, la vostra apertura. E anche la cucina è importante per la conoscenza.”Quello della conoscenza è un tema che Le sta particolarmente a cuore“ Certo. Tengo molte conferenze, ovunque. Incontro molti ragazzi, molti giovani: a tutti dico che è importante uscire, guardarsi intorno. Troppo spesso ci si chiude, bisogna invece andare incontro alle diversità, leggere oltre apparenze. Solo così ci si può reciprocamente arricchire. I giovani, ma anche i meno giovani, occorre che viaggino per allargare la propria conoscenza. Una più ampia visione del mondo si costruisce incontrando nuovi modi di vedere e vivere, sfumando quegli stereotipi preconcetti. Non bisogna mai fermarsi alla prima occhiata.”E chi meglio di Valentina Tereškova può sostenere questa tesi? Questa grande donna che ancora adesso sogna di poter andare su Marte, che viaggia sempre e affronta ogni giorno con uno spirito di ferro ci saluta con un abbraccio e riparte per gli altri mille impegni della giornata. A presto, Valentina.
Elena Miano
10 giugno 2009

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A TAVOLA CON...I DIAVOLI ROSSI

A TAVOLA CON...I DIAVOLI ROSSI



Primo pomeriggio, il cielo si fa via via più velato ma il Tornado del Colonnello Francesco Vestito atterra prepotente a salutare il nostro arrivo alla base del 6° Stormo, fiore all’occhiello della nostra Aeronautica Militare.
I Diavoli Rossi del 6° Stormo di Ghedi (BS) ci hanno permesso di visitare la loro base e noi , Ospiti A Tavola con Elena Miano, non potevamo mancare questo appuntamento , per nulla al mondo. L’occasione è stata creata da una banda di amici semplicemente fantastici : Alfio Tornello, Paolo Moschini e il colonnello Sammaciccia. Prima di raccontare com’è un Tornado visto a tu per tu due parole sui Diavoli Rossi.



Il 154° Gruppo (solo in seguito 6° Stormo) viene costituito a Campoformido il 15 gennaio del 1936, da subito impiegato in operazioni nel Mediterraneo è sciolto nel corso della II° guerra mondiale per essere nuovamente ricostituito a Treviso il 1° gennaio 1951; in quello stesso anno la base è trasferita a Ghedi e il gruppo viene equipaggiato con i jet DH 100 “Vampire”, gli F-84G, gli F-104G. Nel 1982 lo stormo riceve il primo Tornado. La storia attuale di questo fantastico gruppo di uomini è fatta di una continua ed intensa attività addestrativa rivolta al mantenimento della prontezza al combattimento. L'addestramento degli equipaggi, piloti e navigatori, si sviluppa attraverso tre fasi: familiarizzazione, conseguimento e mantenimento della «combat readiness». Tutto questo per affrontare nel modo ottimale le difficili missioni in Afghanistan e in Iraq, tanto per citarne un paio. 



Se volete approfondire la materia questi i riferimenti: www.aeronautica.difesa.it

Torniamo al nostro pomeriggio: il Maggiore Nardiello ci accoglie per un primo briefing. La base è un piccolo paese di circa 1.500 persone, dove tutto funziona a cronometro. Arrivando abbiamo visto gli shelter che ospitano i velivoli, disassati tra loro per garantire una maggiore protezione da eventuali attacchi. Il maggiore ci spiega qualcosa sugli armamenti e molto sul duro e continuo addestramento che a tutti viene impartito. Poi andiamo a vederli, i Tornado. Un incontro ravvicinato: non sono grandissimi ma incutono un certo timore. Ci viene spiegato che sono macchine fantastiche e longeve, sottoposte a manutenzione severissima ed ormai equipaggiati con il meglio della tecnologia a disposizione. L’abitacolo è piccolo e scomodo, fatto per pilota e navigatore: un miracolo di organizzazione degli spazi. 
L’accoglienza che i nostri militari ci riservano è perfetta: sono gentilissimi ed estremamente disponibili, ci invitano a tornare ancora. E’ un mondo che noi, abituati a vedere tutto questo attraverso il filtro di uno schermo, conosciamo poco o affatto. Ed è un peccato, perché gli uomini che ci hanno accolto nella loro “casa” e che abbiamo incontrato sono anzitutto persone fantastiche, vere, di quelle che quando ci parli ti trasmettono qualcosa. La loro passione, la loro dedizione sono seconde, forse, solo all’entusiasmo con il quale affrontano missioni ben più rischiose del nostro andare in ufficio tutte le mattine; e non lo fanno per sé stessi.

Incontriamo il Comandante della base Colonnello Francesco Vestito: sorridente e con gli occhi vivacissimi ci chiede se l’abbiamo visto atterrare con il suo Tornado, tornava da Gioia del Colle dopo un paio d’ore di volo, molto tranquille.
E mentre stiamo andando a cena al Circolo Ufficiali ci racconta qualcosa delle missioni all’estero e di cosa vuol dire lasciare tutto “in ordine” prima di partire, perché se qualcosa va storto la famiglia possa andare comunque avanti.Pensiamoci  la prossima volta che vediamo questi ragazzi  al telegiornale.

La cena ci attende nella sala da pranzo del Circolo Ufficiali: bresaola con una crema di formaggio fresco, risotto al taleggio e zucca, brasato al barolo con patate e una crostata alla crema. Tutto buono, preparato e servito con cura. Questo il menù e per una volta, credeteci, non è stato davvero l’aspetto più importante.

Elena Miano
30 ottobre 2009



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