FUORIPIATTO



Il Bocuse d’or non è un semplice concorso tra chef: è una gara contro il tempo e la tensione, è la capacità di concentrarsi con un rumore infernale, è la perfetta sincronia dei movimenti di tutta la squadra, è la perfezione del dettaglio al millimetro, è il tempo di reazione immediato al minimo errore, è il frutto di lavoro di settimane di collaudo di un team che deve interagire e conoscersi alla perfezione, muovendosi in spazi ridotti con una danza perfetta. Nulla è lasciato al caso e alla improvvisazione: non basta solo essere bravi, bisogna essere creativi anche nell’impiattamento delle porzioni per i giudici: ecco perché i grandi vassoi sui quali vengono presentate le ricette sono sempre influenzati dal design. I temi dei piatti da preparare, sempre uno di carne e uno di pesce, sono scelti e imposti da Lione: quest’anno storione con caviale per il pesce e cervo per le carni. Ricordo ancora quelli del 2010: vitello e halibut, non proprio un pesce mediterraneo che creò nei team non pochi problemi. Le selezioni devono quindi funzionare come dura palestra per quella performance che, in circa cinque ore, decreta chi passa e chi no. 

E’ una gara a tappe; le nazioni partecipanti presentano i loro migliori chef, generalmente giovani ma con una significativa esperienza alle spalle, e poco alla volta, passando per la finale europea di Budapest a maggio 2016 si arriverà alla finale mondiale di Lione, fissata a gennaio 2017. Ecco perché la manifestazione si svolge ogni due anni nell’ambito di Sirha, la più importante fiera gastronomica del mondo.

Questo è, in poche parole, quello che vivranno i candidati italiani di questa tornata: Marco Acquaroli, Lorenzo Alessio, Riccardo Basetti, Debora Fantini, Francesco Gotti, Andrea Alfieri, Daniele Lippi, Giovanni Lorusso, Michelangelo Mammoliti, Leonardo Marongiu, Stefano Paganini, Giuseppe Raciti.
 
La sfida tutta italiana per conquistare un posto a Budapest avrà luogo nella città di Alba domenica 31 gennaio e lunedì 1 febbraio nella splendida cornice del Teatro Sociale Busca, sapientemente recuperato attraverso un restauro conservativo/migliorativo di notevole interesse e di intelligente fruizione.

Se le competizioni tra chef che conoscete sono solo quelle televisive vi consiglio di andare ad Alba ed assistere alla più adrenalinica delle gare di cucina, tifare molto e supportare i concorrenti.

L’evento è organizzato e curato da Witaly srl tutte le info  http://www.witaly.it/

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TREVISO, RICORDI E TIRAMISU


E pensare che avevo da poco chiesto ad un amico se ci fosse ancora  quel locale poco distante  da Piazza dei Signori a Treviso. 
Le Beccherie. 
Anzi l'Antico Ristorante alle Beccherie. L'inventore del tiramisù, per  intenderci.

Chiuso da pochi giorni, azzerati anni di storia. 

E un altro pezzo della mia memoria che se ne va per sempre. Non perché il mio ricordo sia più significativo di quello di altri ma è il mio di  bambina, di  quando si  partiva per le vacanze d'estate in Cadore e siccome non  ci si arrivava in autostrada come ora, ci si fermava strada facendo, secondo gli incontri di lavoro di mio padre. La tappa era  Treviso, città meravigliosa, dove papà sceglieva accuratamente in che  hotel scendere e, soprattutto, dove mangiare. La regola era mai fare la prima colazione in hotel: cappuccio e  cornetto in piazza. Poi, lui in giro per lavoro e noi con la mamma a zonzo per il centro; solo fino all'ora dell'aperitivo però, celebrato da Biffi  con un bicchiere di bianco e un panino alla porchetta. E per tirare l'ora di colazione un giro al banchetto dei funghi giusto dietro la piazza, un po' in bilico sull'acciottolato.

Ricordi magnifici, certamente ampliati dal tempo; però, chissà perché, ho memoria di arredi e atmosfere di questi luoghi e dei particolari che da bimba si sono impressi nella mia mente. Ristoranti dove si tornava con una certa regolarità, dove a noi bambini ci trovavano cresciuti anno dopo anno, dove ci aspettavano persone prima ancora che ristoratori, personale o proprietari che in sala non lasciavano nulla al caso, ricordavano il cliente e cosa preferisse, sempre con la gentilezza che mai trascendeva in eccessiva confidenza.

Alle Beccherie mangiavamo sulla piccola terrazza, ombreggiata, i fiori curatissimi, la bontà della cucina una certezza. E non ho mai visto chi cucinasse. 
Rammento la cortesia dei titolari un giorno che la mamma ebbe un leggero malore, la sollecitudine nel chiamare un medico, la disponibilità  ad attendere che si riprendesse. 

Non vorrei dire altri tempi o altra professionalità, non voglio neppure generalizzare; sono passati davvero decenni e i tempi e la clientela cambiano così rapidamente. Vogliamo altre cose, la cucina e il locale devono stupire, spesso ci aspettiamo di vivere l'esperienza della cena più che apprezzare la cena stessa. Resta però indelebile, gradevole e forse un po' nostalgica  l'impressione di aver vissuto un diverso stile nella accoglienza del cliente, una attenzione fortunatamente non fossilizzata solo nei locali di un certo livello.

Le foto sono tratte dal sito del locale www.anticoristorantebeccherie.it

Elena Miano
12 Marzo 2014

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Della Dieta e dell'Impossibilità di seguirla. Dialogo dell'assurdo. Post ironico, astenersi fanatici delle privazioni alimentari.



Tempo fa, anche su mio invito (mea culpa) viene a trovarmi un amico con la fidanzata. E, fin qui, niente di strano. Pochi giorni prima lui mi racconta di aver provato prodotti  meravigliosi che l'hanno fatto rinascere dal punto di vista fisico e della forma, non solo diciamo "estetica".  Io dico: fantastico che bella cosa, sono contenta per te, parlamene!
Premessa d'obbligo: l'amico in questione ha sempre apprezzato la mia cucina ( eh sì, qualcosina riesco a cucinare anche io).
Arrivano. O meglio, suonano  ma compaiono, dopo cinque minuti buoni, sul pianerottolo (abito al terzo piano, casa molto molto vecchia, non ho l'ascensore e mi porto la legna del camino da sola), col fiatone (lui) e le scalmane (lei).
Si siedono, convenevoli, caffè ecc. Lui lo vedo sciupatino ( ma mi dico è l'amore). E lei (la distributrice dei prodotti),  maculata da capo a piedi, comincia la santa inquisizione con la classica ( e, nel mio caso, tragica) domanda: che tipo di alimentazione ha?? Che quando ti chiedono così tu immediatamente tenti di ripescare le meglio scuse che usavi a scuola perché non sapevi nemmeno che pagine c'erano da studiare e avevi passato ore al telefono (Facebook e internet non c'erano ma eravamo comunque maestri nel cazzeggio) a parlare con l'amica del biondino stronzo che l'unica roba di genere femminile che guardava era la moto.
Con una cautela incredibile e lanciando occhiate all'amico (masantiddiononlehaidettochelavorofaccio) cerco di spiegarle che, in poche parole, mangio per lavoro, o quasi…
Essa si irrigidisce e glaciale esce con " Lei fa una colazione completa?" [M...A sulla colazione non ho studiato] "Bevo una moka da tre e schizzo" "AHHHHHHHH"  "E poi scommetto che alle 10 ha fame!!" "Sì" "E COSA MANGIA???" "Mi è capitato di mangiare anche una focaccia alle cipolle, perché?" [chiedere perché è stato un errore fondamentale, ora lo so].. MA LEI SI RENDE CONTO??? "No"….e da lì per mezz'ora non ce n'è stato per nessuno: mi ha azzerato proteine zuccheri carboidrati e qualsiasi cosa di appetitoso sia apparso sul pianeta negli ultimi  5.000 anni, per propormi tisane, beveroni vari e un futuro di privazioni.Abbiamo raggiunto l'apoteosi quando mi ha chiesto del vino: "LEI BEVE???"  " No, io accompagno il cibo con il vino, che è un po' diverso…" " NO, NIENTE, MASSIMO UN BICCHIERE,  E NON SEMPRE". E qui, ça va sans dire,  si è ingloriosamente concluso il mio approccio con la signora in questione. Mi dispiace un po' per l'amico  che si è perso tutte le conviviali a seguire. Ma all'amor non si comanda...Guardi, cara signora leoparda,  lei beva pure i beveroni in compagnia di lui tutte le sere ( e pianga per la tristezza) io continuo ad andare fuori, a cucinare, ad invitare gli amici a cena per il piacere di gustare e ridere insieme.
Elena Miano
16 novembre 3013

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